C’e’ questo sogno che ho fatto dopo.
Scorro la chat del gruppo telegram di Ringcast e ci trovo Leone di Lernia. Si spertica in elogi su 13 Sentinels dei Vanillaware che ho nel carrello Nintendo da mesi e che ora è in saldo.
“LEONE, sei davvero tu?” Dopo un veloce scambio di messaggi mi assento per qualche minuto e poi decido di andarlo a trovare. Chiedo informazioni su come raggiungerlo ma è sparito divenendo irrintracciabile. Ecco però qualcuno a farne veci: “Leone” scrive “fa parte di un gruppo di colti monaci tibetani”, la sede del culto è dalle parti di Bergamo.
Mi metto in macchina e arrivo a Bergamo: il cellulare è prossimo allo spegnimento, non ho via e numero civico ma solo coordinate latitudinali e longitudinali: sale un po’ d’ansia.
L’architettura del posto è un incrocio sbagliatissimo fra quella di Assisi e il parcheggio interrato di un grosso centro commerciale.
Mi perdo fra le rampe e l’irrequietezza monta ancor di più data l’assenza di connessione.
Siedo al tavolo di uno dei tanti bar. Ci trovo dei miei lontani familiari che si stupiscono quando realizzano che la mia attenzione è rivolta al cellulare scarico piuttosto che a loro, che non vedo da una vita.
Chiedo al ragazzo che ci serve se è possibile fare uso di una presa di corrente e attacco il caricabatterie.
Scambio distrattamente due chiacchiere nell’attesa che il telefono si accenda. Il bar corrisponde accidentalmente alle coordinate sul GPS e sullo schermo compare una scritta rossa in caratteri maiuscoli su sfondo bianco:
COMPLIMENTI CI SEI QUASI – RISOLVI ORA QUESTO QUESITO A SCELTA MULTIPLA.
“Scegli il pane sacro fra le opzioni seguenti”.
Gli occhi scorrono fra le scelte disponibili, disposte in una tabella con un numero indefinito di colonne per due righe: sono immagini di monaci in pose neutre. Clicco istintivamente su uno di loro e la foto si ingrandisce sul viso; l’asceta bianco, durante la transizione, si trasforma in un nero sorridente dai denti bianchissimi. Clicco allora su tutti i monaci manifestando una certa forma di autismo. I parenti intanto chiedono informazioni e gli mostro il telefono: non capiscono e sorridono con imbarazzo alla vista di una tabella con dei faccioni neri sorridenti in ogni casella.
Torno a scorrere le scelte finché trovo del pane fritto nel burro. Lo seleziono e appare la scritta “COMPLIMENTI” seguita da un indirizzo.
Stacco il cellulare dal caricabatterie lasciando il caricatore attaccato alla presa e saluto sbadatamente i presenti.
La fretta è tangibile.
Mentre imposto il navigatore ricevo un messaggio privato da un utente del gruppo telegram, Musi, che si firma con le mie iniziali: F.M.
Il messaggio recita:
TEMI LEONE. NON ANDARE. NON FARLO.
Ed io ci vado ugualmente.